A poco sono valse la pressione sui margini, le moral suasion della Vigilanza e gli incentivi che il governo ha messo sul tavolo. Il 2021 si è concluso con un magro bilancio per il consolidamento bancario italiano.

L'anno a cui il mercato guardava come al possibile punto di svolta per il settore del credito, scrive Milano Finanza, ha riservato ben poche sorprese. Non solo perché il blitz di Intesa Sanpaolo su Ubi non ha solleticato più di tanto l'istinto emulativo dei banchieri italiani, ma anche perché i pochi progetti avviati nel corso dell'anno sono finiti in stand by. È stato questo il caso della privatizzazione del Montepaschi che il governo Draghi ha tentato di smarcare a cavallo dell'estate aprendo una trattativa in esclusiva con Unicredit. Il negoziato si è protratto sino alla fine di ottobre per poi concludersi con un nulla di fatto che ha sorpreso non poco i mercati. Per Siena il Tesoro (primo azionista al 64%) ha chiesto all'Europa una proroga di 12-18 mesi che consentirà di riavviare il processo di vendita nel corso del nuovo anno. Altra partita incagliata è quella di Carige. Dopo il passo indietro di Cassa Centrale Banca, il Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi ha avviato l'affannosa ricerca di un partner che rilevi il suo 80%. Dopo quasi un anno di sondaggi soltanto Bper- Unipol ha risposto all'appello ma la proposta di Modena si è rivelata in conflitto con l'attuale statuto del consorzio. Anche Genova insomma dovrà aspettare. Dopo il blitz che nel giugno ha portato Unipol al 9,5% della Popolare di Sondrio, nemmeno il gruppo valtellinese ha riservato grandi sorprese rimandando a dopo la trasformazione in spa ogni iniziativa sul fronte del m&a.

red/lab

MF-DJ NEWS

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