Sono stati gli italiani (con Webuild) a costruire lo stadio Al Bayt, palcoscenico della cerimonia d'apertura dei mondiali di calcio in Qatar e sempre gli italiani (ancora con Webuild) hanno realizzato una nuova linea metropolitana a Doha (Red Line North). Italiani sono anche i poliziotti che si stanno occupando della sicurezza del Paese mediorientale per prevenire attacchi terroristici durante lo svolgimento delle partite grazie a un accordo - l'operazione Orice - tra le forze di polizia italiane e le autorità qatarine che era stato sottoscritto all'inizio del 2021.

Un legame, quello tra l'Italia e il Qatar, scrive Milano Finanza, scosso ora dallo scandalo Qatargate che sta terremotando le istituzioni europee e alcuni partiti, divenuto sempre più stringente con il passare del tempo, dando vita a «legami forti e radicati», oltre alla «cooperazioni in campo politico, economico, commerciali e di investimento» aveva sottolineato l'ambasciatore italiano Paolo Toschi appena entrato in carica a Doha a fine novembre scorso, alla vigilia dell'apertura della competizione sportiva. «L'Italia tifa per il Qatar e per il successo di Fifa 2022», aveva aggiunto. Un'attenzione che i qatarini sembrano ricambiare apertamente, considerando gli ingenti investimenti che l'emirato ha fatto in questi anni nel paese. Nulla a che vedere dunque con le storie di corruzione di questi giorni, visto che si tratta di investimenti realizzati alla luce del sole. E sono tanti, con una pioggia di miliardi arrivata da Doha sull'Italia.

Gli investimenti in energia. Si va dagli immobili agli ospedali, dai cantieri navali all'alta moda, fino all'energia. Settore, quest' ultimo, che in questo periodo di crisi energetica è ovviamente particolarmente sensibile. La società Qatar Energy detiene il 22% di Adriatic Lng, il gestore dell'impianto di rigassificazione al largo di Porto Viro, tra le province di Ferrara e Rovigo, la cui capacità è destinata ad aumentare come alternativa al gas russo e che assicura all'Italia il 12% dei consumi nazionali destinato. In ballo non c'è solo la partecipazione nella società che controlla l'impianto: il Qatar continua a rifornire gran parte del gas liquefatto che viene poi trasformato nel rigassificatore distribuito nel in Italia. E nell'incrocio tra Qatar e Italia sull'energia va anche segnalato che Eni (al 25%) è diventato partner di QatarEnergy (con una quota del 75%) nel più grande progetto al mondo per la produzione e l'esportazione di gas naturale liquefatto, il North Field East. Un progetto che permetterà di aumentare la capacità di esportazione di Gnl del Qatar, che ha tra le maggiori riserve di gas naturale nel mondo.

Lo sbarco in Sardegna. Poi ci sono i grandi alberghi e le strutture turistiche. Qia, il fondo sovrano del Qatar che amministra più di 400 miliardi di euro, tramite Qatar Holding, controlla Smeralda holding, proprietaria di quattro hotel extra lusso in Sardegna, la Marina di Porto Cervo (uno dei più importanti porti nel Mediterraneo), il Pevero Golf Club, il Cantiere Navale, e spazi commerciali, uffici, appartamenti, bar, ristoranti, con 2.300 ettari di terreni sulla costa. L'accoglienza a braccia aperte dei qatarini sull'isola risale al 2012, quando l'allora governatore della Sardegna, Ugo Cappellacci, con Mario Monti presidente del Consiglio, aveva annunciato un maxi piano di investimenti da parte di Doha da un miliardo. Qualche anno dopo, nel 2015, questa volta con Matteo Renzi premier, è arrivata l'apertura dell'ospedale Mater Olbia, una partnership fra Qatar Foundation Endowment e Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli di Roma. All'inaugurazione prese parte Renzi insieme all'emiro Tamim bin Hamad Al Thani, avviando un centro medico di eccellenza per i bimbi del Mediterraneo ma che finora si è rivelato anche fonte di perdite, con la Regione Sardegna chiamata a ripianarle.

Un mattone da sogno. Gli affari del Qatar nel mattone non si fermano però in Sardegna. A Milano l'Emirato possiede l'intera area di Porta Nuova, zona centrale del capoluogo lombardo, dove hanno sede anche la torre di Unicredit e il bosco verticale di Stefano Boeri. Un quartiere che è stato trasformato nelle fondamenta dalla Coima di Manfredi Catella. La Qatar Investment Authority (Qia), che già dal 2013 possedeva il 40% del progetto di Milano Porta Nuova, nel 2015 ha deciso di salire al 100% del capitale per un investimento stimato in circa 2 miliardi di euro. Poi ad aprile di quest' anno la Qia, attraverso Evergreen, società per azioni italiana, che fa capo per il 97% a Qatar Holding, ha lanciato un'opa sulla totalità delle azioni ordinarie di Coima Res Siiq, facendo di Coima, «i nostri occhi e le nostre orecchie sul Paese», come aveva raccontato Ahmed Al-Hammadi, responsabile degli investimenti della Qatar Investment Authority, in un'intervista. Sempre a Milano i qatarini controllano l'Excelsior Gallia storico palcoscenico del calcio-mercato in Italia, inaugurato nel 1932 e neppure Roma è stata trascurata. Gli arabi hanno comprato due dei più belli alberghi della città: il St Regis, l'hotel della star della capitale, a due passi da Piazza della Repubblica e l'Excelsior, in Via Veneto, rilevato nel 2015 per 222 milioni. Gli investimenti tricolore negli hotel di lusso degli arabi comprendo poi anche il Four Season e il Baglioni di Firenze, oltre al Gritti Palace di Venezia. Palazzo un tempo residenza privata del potente doge Andrea Gritti e da fine '800 trasformato in hotel dove hanno soggiornato personalità come Ernest Hemingway, Peggy Guggenheim o Paul Newman.

Da Valentino a Moschino. Alberghi e strutture da sogno, ma anche alta moda italiana. Nel 2012 attraverso Mayhoola for Investment, il Qatar ha comprato la maison Valentino. In quel caso l'investimento è stato di 700 milioni di euro e nel 2014, con lo stesso fondo, gli arabi hanno rilevato anche il 100% dell'azienda vicentina Forall a cui fa capo Pal Zileri e che gestisce anche i marchi Moschino e Cerutti 1881.

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