A pochi mesi dalla scadenza del secondo mandato Jean Pierre Mustier potrebbe fare la scelta più delicata del suo percorso in Unicredit. Dopo la zampata di Intesa Sanpaolo su Ubi Banca, il mercato guarda a piazza Gae Aulenti come al candidato naturale della prossima aggregazione bancaria.

Sia chiaro, nelle ultime uscite pubbliche Mustier ha sempre escluso l'opzione m&a, ribadendo che la banca resterà concentrata sulla crescita organica e sugli obiettivi del piano industriale. Anche con i collaboratori più stretti come Olivier Khayat o Andrea Maffezzoni il banchiere si starebbe mostrando cauto, forse perché un deal sul mercato italiano non lo convince del tutto. L'equity story di Unicredit del resto è stata sino a oggi quella di una banca paneuropea proiettata naturalmente verso una fusione transfrontaliera e tentativi in tal senso non sono mancati, ora verso Commerzbank, ora verso Societe Generale (corteggiata, a quanto si mormora, fino all'estate scorsa ma ormai instradata verso una fusione con Bnp Paribas). Ciò nonostante, tra gli stakeholder del gruppo è sempre più diffusa l'idea che il prossimo salto dimensionale debba avvenire proprio in Italia, soprattutto dopo l'ops di Intesa su Ubi.

Le possibili prede non sono molte e, come anticipato da MF-Milano Finanza lo scorso 21 luglio, un dossier è già stato servito direttamente dal Governo. Dopo la pausa estiva il ministro dell'Economia Roberto Gualtieri e il direttore generale del Tesoro Alessandro Rivera hanno deciso di dare un forte imprinting alla privatizzazione del Montepaschi.

Entrato nell'ambito del salvataggio del 2017 il Mef dovrà cedere il suo 68% entro la fine dell'anno prossimo, come previsto dagli accordi raggiunti con Bruxelles. Quegli accordi non sono scritti nella pietra e in una fase come quella attuale ci potrebbe essere spazio per una proroga, ma per ora Gualtieri non vuole discostarsi dagli impegni presi. Bussare a Unicredit è stato insomma un atto dovuto, anche se per ora la partita appare in stallo. Sempre molto attento alla solidità patrimoniale e al giudizio del mercato, Mustier potrebbe accettare solo su un deal neutro in termini di capitale che richiederebbe però una consistente dote da parte dello Stato.

Sarebbe disposto il Tesoro a replicare l'operazione Intesa-Bpvi-Veneto Banca, con il Movimento Cinque Stelle ancora nella squadra di governo, sebbene indebolito dalle elezioni regionali? Potrebbe mai arrivare una manleva pubblica sui circa 10 miliardi di petitum legale? Nelle banche d'affari regna un certo scetticismo e c'è chi ritiene che, dopo un infruttuoso sondaggio sul mercato, il dossier Mps potrebbe tornare nel congelatore. Al massimo la partita (seguita da Antonio Guglielmi per conto di Mediobanca, advisor di Siena) potrebbe riaprirsi a 2021 inoltrato, magari coinvolgendo quella Bper che oggi sotto l'occhio vigile di Unipol è impegnata nell'acquisto delle 530 filiali Ubi.

fch

 

(END) Dow Jones Newswires

September 28, 2020 02:23 ET (06:23 GMT)

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