Dowjones
Borsa indigesta per la Fineldo della famiglia di Vittorio
Merloni.
La holding degli industriali marchigiani, soci di riferimento
della quotata Indesit (40,66%), scrive MF, ha dovuto scontare la
crisi dei mercati finanziari che l'ha obbligata a svalutare in
maniera significativa le partecipazioni in portafoglio. Cosi', il
2010 di Fineldo ha fatto segnare una decisa inversione di rotta
rispetto all'anno precedente. Tanto che neppure i maggiori
dividendi incassati dalla societa' presieduta da Antonella Merloni
e guidata dall'amministratore delegato Gian Oddone Merli hanno
consentito di registrare utili significativi: 1,2 milioni contro un
utile di 5,7 milioni del 2009. In particolare, come emerge dal
bilancio della holding che ha partecipazioni per 337,8 milioni e un
patrimonio netto di 282,4 milioni, i manager sono stati costretti a
effettuare svalutazioni per oltre 14 milioni, il triplo delle
rettifiche apportate l'anno precedente. Hanno pesato soprattutto la
revisione del valore (5,7 milioni) della partecipazione (93,5%)
nella Merloni Progetti e l'adeguamento ai prezzi di mercato dei
pacchetti azionari di Mediobanca e Unicredit: la partecipazione
nella merchant di Piazzetta Cuccia (2 milioni di titoli) e' stata
svalutata per 3,95 milioni, mentre quella nella banca di Piazza
Cordusio (14,7 milioni di azioni) per 2 milioni. Sono stati poi
rettificati anche gli investimenti nelle quotate Gas Plus,
Ascopiave, Mid Industry Capital, nella Cassa di Risparmio di
Fabriano e Cupramontana e, infine, nel fondo Trilantic Partners Iv
promosso da Vittorio Pignatti Morano. red/lab