MILANO (MF-NW)--In tempi di mercati estremamente volatili, ogni
indicazione macroeconomica può causare reazioni imprevedibili.
Primo esempio: martedì 30 ottobre i dati dell'Eurozona hanno
confermato un rallentamento dell'inflazione al 2,9% (come questo
giornale aveva già ipotizzato ad aprile) e un'economia a un passo
dalla recessione. Sintomi del fatto che la Bce sia stata troppo
dura con le strette monetarie. Per tutta risposta il rendimento del
Btp decennale si è contratto al 4,72% -era al 4,9% cinque giorni
prima - e il Ftse Mib ha guadagnato l'1,5%. Gli investitori hanno
infatti guardato al rallentamento economico come a una possibile
svolta: l'occasione per la Bce di tornare sui suoi passi e
allargare le maglie della rigidissima politica monetaria applicata
nell'ultimo anno e mezzo.
Secondo esempio, scrive MF-Milano Finanza, due giorni dopo la
Federal Reserve americana ha deciso di mantenere invariati i tassi
per la seconda volta consecutiva. Poco importa che il governatore
Jerome Powell abbia aperto uno spiraglio a nuove strette: il
mercato non chiedeva altro che una conferma, e questa è arrivata.
In poche ore il Btp decennale ha visto il rendimento scendere
ancora sotto il 4,5%, il Treasury americano di pari durata è
crollato dal 4,9% al 4,6%, il Bund tedesco dal 2,9% di metà ottobre
è arrivato al 2,6%. Un'ondata di acquisti sui titoli di Stato a cui
si è aggiunto un mini-rally delle azioni, con il Ftse Mib risalito
stabilmente sopra i 28.000 punti e l'S&P 500 cresciuto, nella
seduta post-Fed, dell'1,9%.
Una cosa è certa: negli ultimi giorni si è assistito a
un'autentica luna di miele tra investitori e mercato. A favorirla è
stato anche l'avvio della stagione delle trimestrali: le
statistiche Factset aggiornate al 27 ottobre mostrano che il 78%
delle società dell'S&P 500 ad aver presentato i conti
trimestrali (circa la metà del totale) hanno battuto le aspettative
sugli utili per azione, il 62% quelle sui ricavi. Insomma, un
ulteriore segnale di scampato pericolo, anche se ormai l'attenzione
degli esperti è già proiettata in avanti. Il dilemma, ormai noto,
tra recessione e soft landing (atterraggio morbido) viene riassunto
nell'outlook di novembre di Allianz Global Investors da Hans-Joerg
Naumer, direttore dei global capital markets & thematic
research: 'Le prossime settimane saranno determinanti per capire se
riusciremo a uscire dal circolo vizioso del dibattito sul soft
landing, sia per entrare in recessione sia per beneficiare di un
atterraggio morbido vero e proprio». Per i mercati i futuri
sviluppi «non saranno privi di conseguenze, andando a interagire
con l'importante ruolo della politica monetaria'.
E se la storia recente ha ormai confermato che approcciarsi ai
mercati con la sfera di cristallo può rivelarsi inutile se non
proprio dannoso (si pensi ai vari cigni neri, dal Covid alle guerre
in Ucraina e Medio Oriente) quello che si può fare è andare a
tracciare un identikit di azioni e bond da crescita zero,
inflazione bassa e fine delle politiche monetarie restrittive. Ecco
le ricette di quattro gestori.
Guardando a Piazza Affari la dinamica in atto quest'anno è
indicativa di una tendenza chiara: il Ftse Mib è cresciuto del 20%
trainato dalle banche, beneficiarie dei tassi di interesse alti
(Ftse Italia All Share Banks +35,2%), mentre lo Star e il Ftse
Italia Small Cap (quindi l'Egm) sono scesi del 9-10%. 'Nello
scenario che si prospetta, ossia stop del rialzo dei tassi e
inflazioni che inizia a rallentare o scendere, il mix dovrebbe
cambiare', argomenta Antonio Amendola, senior fund manager
azionario di AcomeA sgr. 'Ci aspettiamo che il comparto bancario
possa subire uno stop in quanto il beneficio ottenuto al livello di
margine di interesse è già abbastanza nei prezzi'. Al contempo il
gestore prevede 'un rinnovato interesse sulle mid-small cap, con
particolare focus sul settore della tecnologia o degli
industriali'. Il profilo ideale di Amendola è: 'Forte generazione
di cassa, basso indebitamento, presenza internazionale, performance
negative da inizio anno, appartenenza a settori in forte crescita'.
I nomi proposti dal gestore sono Reply, che nel 2023 ha corretto
dell'11% ma è riconosciuto come uno dei pochi titoli di Piazza
Affari a inserirsi a pieno titolo nel megatrend della
digitalizzazione, Biesse (-19% da gennaio), Fine Foods (-8,5%),
El.En (-34,8%).
Dopo 12 mesi in cui le società coperte dalla ricerca di
Intermonte hanno registrato una buona tenuta delle stime sugli
utili, dal terzo trimestre in poi 'le nostre aspettative indicano
una marcata riduzione della visibilità sulle prospettive delle
stime in molti settori», argomenta Alberto Villa, responsabile
equity research dell'investment bank indipendente. Molte aziende,
aggiunge, 'hanno una buona visibilità sulle guidance per l'anno
fiscale 2023 e sulla traiettoria degli utili, ma si prevede che
altre in settori come i ciclici industriali e i consumi soffriranno
dell'indebolimento della domanda'. Poste queste premesse, a quali
azioni guardare? Villa ritiene che 'la buona performance delle
banche sia un atteso catalizzatore positivo per il terzo trimestre,
mentre i venti contrari colpiranno le aziende esposte alla domanda
dei consumatori e con difficili confronti su base annua'. Miste le
prospettive per i titoli industriali: 'Quelli del cemento stanno
ancora beneficiando degli aumenti dei prezzi, i fornitori
automobilistici probabilmente indicheranno una certa debolezza
sugli ordini'. Infine, prospettive interessanti per 'settore della
difesa e per le società esposte a trend di investimento di lungo
termine'. Sul versante del reddito fisso invece l'esperto
suggerisce 'una scelta mista di scadenze breve e lunghe, che
potrebbe essere il mix adatto per catturare i livelli attuali dei
tassi con la parte a breve e, allo stesso tempo, provare a
cavalcare eventuali guadagni in conto capitale con la parte a lungo
termine'.
Il rallentamento economico si sta manifestando soprattutto in
Europa, dove negli ultimi anni salari e occupazione non sono saliti
tanto quanto negli Usa. Manuel Pozzi, direttore investimenti di
M&G Investments Italia, vede in futuro una contrapposizione tra
due elementi: 'Da un lato il peso degli alti tassi d'interesse,
dall'altro gli stimoli fiscali che saranno messi a terra nei
prossimi anni, specie per gli incentivi legati alla transizione
energetica e gli investimenti in infrastrutture'. Con il possibile
picco dei tassi ufficiali il gestore vede 'un buon rapporto
rischio-rendimento in particolare nei Treasury Usa'. Un esempio è
il T-Bond al 2030: 'Con rendimenti vicini al 5%, offre un buon
connubio tra rendimento e potenziale di protezione in caso di
peggioramento del quadro macro a cui potremmo assistere nel 2024,
mano a mano che sempre più aziende dovranno rifinanziare i debiti
in scadenza a tassi più alti'. Occasioni anche nel Btp Inflation
Linked al 2028, che 'offre un rendimento del 2,5% oltre
all'inflazione e, anche in caso di riduzione del carovita, offre un
rendimento decoroso per l'assunzione di rischio'.
Sul versante azionario invece Pozzi guarda alle rinnovabili e ai
dividendi: Aes, utility americana a media capitalizzazione 'che
prezza circa 8 volte gli utili e paga un dividendo sopra il 4%»;
Nextera Energy, produttore e distributore di energia tramite fonti
rinnovabili «sceso di un terzo nell'ultimo anno, con prospettive di
crescita strutturali e un dividendo superiore al 3%»; Enbridge,
azienda canadese di gas naturale «che paga un dividendo sopra il
7%'.
Prevedendo uno scenario di 'normale rallentamento economico,
frutto di tassi troppo alti per troppo tempo', il fund manager di
Pharus Riccardo Volpi preferisce, sull'obbligazionario, 'allungarsi
di duration governativa, per sfruttare gli elevati rendimenti e il
rallentamento economico che arriverà, preferendo i governativi come
Bund e Treasury con scadenza di almeno 10 anni'. Lato corporate il
gestore propone alcune emissioni investment grade come 'Intesa
Sanpaolo 2033 senior con cedola a 5 e 5/8 e rendimento al 5,6%', o
high yield 'scelti con grande attenzione, come l'azienda Ima al
2028 con cedola 3 e ¾ al 6%'. Per quanto riguarda le azioni infine
Volpi invita a considerare 'un'azienda leader, che presenta un
grosso vantaggio competitivo, e che risulta essere valutata
correttamente, quindi con un prezzo in linea agli utili e flussi di
cassa che l'azienda potrà generare per l'investitore'. Queste
società devono inoltre occuparsi 'di business semplici da capire
per l'investitore e permettere di avere un dividendo'. Tra i nomi
segnalati dal gestore ci sono 'Nike, con dividendo intorno
all'1,5%; Lvmh, con dividendo dell'1,7%; Reply e Amplifon, entrambe
con dividendo all'1%'. E poi l'utility americana 'American Electric
Power con una cedola del 4%'.
red
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November 06, 2023 02:23 ET (07:23 GMT)
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