Ubi: i 168 giorni del ceo (MF)

Èdurata 168 giorni la resistenza di Victor Massiah all'offerta non concordata di Intesa Sanpaolo, una delle partite più incandescenti che Piazza Affari ricordi.

Dall'annuncio dell'ops nella notte dello scorso 17 febbraio, scrive MF, alla conferenza stampa di ieri Ubi Banca e i suoi consulenti non si sono certo risparmiati per rallentare l'avanzata di Ca' de Sass, mettendo in campo esposti, azioni legali e altre manovre di disturbo. L'obiettivo? Ovviamente mantenere l'autonomia (e con essa lo status quo), ma anche tentare la costruzione di quel terzo polo su cui da anni si discetta come l'araba fenice del banking italiano. Ancora ieri però in un'intervista a Repubblica il presidente emerito di Intesa Giovanni Bazoli avanzava riserve sulle ambizioni di Ubi: la banca «ha perso la sua occasione d'oro nel 2015, quando per prima si è adeguata alla legge di riforma delle popolari, trasformandosi in spa. Allora avrebbe potuto essere il perno di un terzo polo", spiegava Bazoli. La cautela con cui in passato Massiah si è mosso è diventata proverbiale, ma va riconosciuto che nell'ultimo anno i tentativi non sono mancati. Nell'autunno del 2019 aveva preso quota l'ipotesi di una fusione con Bper con contatti arrivati "in fase molto avanzata", come riferiscono fonti vicine al vertice Ubi. Nelle bozze del progetto Massiah avrebbe assunto la carica di ceo del nuovo gruppo, mentre Alessandro Vandelli, attuale ad di Bper, ne sarebbe stato direttore generale. A novembre però gli azionisti bresciani di Ubi si sarebbero messi di traverso, imponendo uno stop all'intesa sulla governance (già condivisa da Unipol, primo azionista di Bper al 20%) per alcune perplessità sui futuri pesi azionari. Una frenata «solo temporanea», riferiscono le fondi, di cui però avrebbe approfittato Intesa Sanpaolo, imbarcando Unipol nel progetto di un'offerta non concordata sul gruppo lombardo. L'accordo sarebbe stato suggellato poco prima di Natale da una colazione tra Carlo Messina e il ceo di Unipol Carlo Cimbri. Mentre insomma il progetto di una fusione sull'asse Brescia-Modena sfumava definitivamente, nelle prime settimane del nuovo anno a Milano prendeva rapidamente forma l'operazione di cui il mercato sarebbe venuto a conoscenza il 17 febbraio. Un'operazione accolta positivamente non solo dalla borsa ma anche dal Tesoro che tra l'altro aveva particolarmente gradito l'impegno di Intesa nel delicato salvataggio della Popolare di Bari.

red/lab

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August 04, 2020 02:25 ET (06:25 GMT)

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