Si fanno più lunghi i tempi per la presentazione del nuovo

piano industriale di Bper. Lo scrive Il Sole 24 ore spiegando che

l'attuale incertezza sui mercati e le incognite sul punto di atterraggio

del Def impongono alla banca emiliana di prendere ancora tempo e andare

oltre la data dell'8 novembre, dead line che peraltro era già slittata

rispetto a quella, precedentemente prevista, di inizio settembre.

A Modena, spiega il giornale, per la diffusione delle linee guida si

starebbe ragionando su due possibili finestre: o metà dicembre, in

occasione della definizione del budget 2019 o, più probabilmente, nella

prima decade del prossimo febbraio, in concomitanza con l'approvazione del

bilancio 2018.

In realtà il piano industriale al 2021 oramai è pronto. I cardini sono

stati definiti con gli advisor e i contenuti affinati nel corso delle

scorse settimane. Sul tavolo c'è un'accelerazione sul fronte dell'asset

management, del wealth e del private banking così da rafforzare la

redditività. Oltre alla razionalizzazione dei costi e della rete, poi, è

in vista un'ulteriore pulizia degli attivi, con nuove

maxi-cartolarizzazioni per far scendere l'Npe ratio sotto al 10% entro il

2020. Certo è che oggi, complice l'instabilità del mercato, appare

azzardato pensare di presentarsi agli investitori con un piano industriale

(credibile) con un orizzonte a tre anni. Troppe le incognite

che gravano sull'Italia e le difficoltà oggettive nel fissare alcune

coordinate previsionali. Dal tax rate atteso - su cui oggi pesa

l'incertezza relativa a misure fiscali contenute nella legge di bilancio

bocciata da Bruxelles- ai costi per il funding, variabile che è legata a

doppio filo a uno spread a dir poco volatile. Insomma, se è vero che

qualche mese in più potrebbe aiutare a diradare un po' di nebbia, è anche

vero che, con più tempo a disposizione, la banca guidata da Alessandro

Vandelli potrebbe trovare la quadra su tre dossier cruciali che da tempo

sono sul tavolo, dall'acquisto di Arca alle minorities in Sardegna fino

all'incorporazione di Unipol Banca.

Su fronte Arca, in particolare, c'è fiducia di arrivare a chiudere il

deal entro fine anno. Bper e B.P.Sondrio, che rispettivamente detengono il

32,7% e 21,137% della Sgr, nei mesi scorsi hanno presentato un'offerta per

il rimanente 40% agli enti in liquidazione di Popolare Vicenza e Veneto

Banca. Il processo, complice anche l'attuale fase di mercato, sembra

andare a rilento, ma le due banche azioniste sono ritenute in pole

position rispetto agli altri fondi di private equity che si sarebbero

presentati al tavolo. Possibile dunque che ci sia spazio per un ultimo

affinamento sui numeri, e che a cascata, entro fine anno, si arrivi alla

firma del deal.

In parallelo, Bper sta trattando l'acquisto del 49% delle azioni della

controllata Banco di Sardegna, oggi in mano alla fondazione omonima. I

contatti tra la Sardegna e Modena sono avviati da tempo, sebbene l'accordo

-da realizzare tramite swap azionano- sia reso più complesso dall'attuale

condizione di mercato. Certo è che il raggiungimento dell'accordo con la

Fondazione consentirebbe a Cagliari di salire nell'azionariato e a Modena

di consolidare il proprio Cet1 ratio. Un prerequisito, questo, per poi

procedere all'incorporazione di Unipol Banca, che nel frattempo si è

liberata della zavorra degli Npl. Avere le spalle più larghe potrebbe

permettere di gestire con più serenità uno scambio che potrebbe essere

pagato con un mix di aseet, tra cui azioni.

vs

 

(END) Dow Jones Newswires

October 30, 2018 03:50 ET (07:50 GMT)

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